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Robyn Hitchcock

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Peter Blegvad

Tuesday 8 February 2005

Robyn's site
spooky press release
Robyn Hitchcock new CD
"Spooked" Proper Records UK

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Peter Blegvad & Andy Partridge new CD
Orpheus - The Lowdown

Cercare in poche righe di tracciare un profilo che possa avere un minimo senso dell'artista Robyn Hitchcock sarebbe opera al contempo semplice e impossibile. Sarebbe semplice a patto di farsi bastare le inevitabili canoniche coordinate ad uso giornalistico, che ci direbbero -come hanno sempre fatto- d'un regale lignaggio referenziale (Byrds per impostazione chitarristica e Barrett per obliquo melodismo popsyke) adattato all'epoca della fine del punk e approdato al seminale progetto Soft Boys, di una quintessenziale britannicità al servizio di una quasi sempre felice e prolificissima vena compositiva, di una surrealtà umoristica profusa copiosamente in musica (e tela: Hitch è anche pittore, nonché autore di molte delle copertine dei propri dischi; e scritti: Hitch è anche autore di gustose e stravaganti short stories che impreziosiscono abitualmente i loro booklets o i retrocopertina; per non parlare poi dei piccoli oggetti da collezionismo in cui riesce a trasformare il supporto per autografo dei fans alla fine di ogni concerto; o del bizzarro self made merchandise di cui esiste in rete una divertente galleria sul suo sito. Impossibile soprattutto perché, data la sterminata discografia, le evoluzioni, le infinitesime sfumature di un cantautorato sempre in bilico fra canone popular e devianza acida, fra favolismo e malinconia, fra elettricità ed acusticità non sarebbero loro malgrado includibili. Credo dunque che il modo migliore per sapere di che cazzo sto parlando sia procurarvi i suoi dischi.
http://www.indiepop.it

Robyn Hitchcock - Spooked (Proper Records, 2004) di Luca D'Ambrosio
Sono lontani i tempi di Black Snake Diamond Role (1981), quando Robin Hitchcock, lasciatosi alle spalle l’esperienza dei Soft Boys, decise di imboccare la strada che - nel giro di qualche anno - lo avrebbe portato a realizzare un album memorabile come I Often Dream Of Trains (1984), raccogliendo in certo qual modo l’eredità del Syd Barrett solista.
Da allora è trascorso quasi un quarto di secolo, e l’Hitchcock della maturità, per esser chiari questo di Spooked, somiglia sempre più a un cantautore americano, quasi dylaniano, preso a tirar fuori dalla chitarra acustica splendide canzoni di matrice folk e country. Non a caso i brani che compomgono il disco sono stati registrati a Nashville con il contributo di Gillian Welch e David Rawlings.
Ecco quindi che tra rimandi nostalgici (English Girl), ballate stralunate (Everybody Needs You, Sometimes A Blonde), canti a cappella (Demons And Fiends) e sottili allusioni di pop e ironia (Television), si levano Full Moon In My Soul e Flanagan's Song, gli episodi migliori di un'opera intensa, brillante e particolarmente ispirata.
Uno sfavillante intreccio acustico sospinto, qua e là, da ritmiche contenute, in cui trovano spazio la stravagante Welcome To Earth (breve interludio vocale), Creeped Out, il frammento più zigrinato e rockeggiante del cd, e Tryin' To Get The Heaven Before They Close The Door di Bob Dylan: lieve come il vento che sfiora il paradiso. Abbiate fiducia: Spooked non fa affatto paura. È il caso di procurarsene una copia, possibilmente originale.
www.sentireascoltare.com

Robyn Hitchcock - "Spooked" (Proper Records, UK 2004)
Robyn Hitchcock torna all’acustico con questo “Spooked” per la piccola etichetta Proper (www.propermusic.com) con un suo bel dipinto in copertina e recenti fotografie che lo ritraggono fieramente invecchiato.
Nella sobria confezione cartonata in digipack (disponibile anche l'edizione in LP con la bonus track "No way out of time"), 12 nuove composizioni registrate a Nashville con Gillian Welch e David Rawlings - tra ballata country rivisitata e canto a cappella, pop stralunato e poetry reading (come al tempo degli Egyptians) -, rimandi a episodi acustici del passato (ad esempio “Eye”) e nostalgia per l’indimenticabile e probabilmente irripetibile “I Often dream of trains” (1986), quando le cose erano da poco iniziate e Hitch sembrava poter raccogliere l'eredità del Syd Barrett solista.
Con uno standard qualitativo al solito elevato e alcune canzoni in evidenza (l'iniziale "Television", ironica riflessione sulla dipendenza da telecomando; la dolce ballata "Sometimes a blonde"; la cover di Dylan "Tryin' to get the heaven before they close the door"), colpisce il climax rilassato di un lavoro ispirato, ancora una volta personale, di eccentrica poesia contemporanea. In aperta e appartata sfida (non è lui, d’altronde, l’ultimo degli “eroi della classe media”?) alla dilagante volgarità sonora (e non) di questi anni.
http://www.lucaferrari.net

to hear Robyn live at the HdN Paris with Peter Blegvad & Syd Straw in 1999
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to hear Peter live at the HdN with John Greaves & Syd Straw in 1999
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